QUANDO SI PARLA DI CLASSI CASACLIMA O IN GENERE DI ISOLAMENTO TERMICO, CI SI RIFERISCE ALLA CAPACITA’ DEL FABBRICATO DI DIFENDERE I SUOI OCCUPANTI DAL FREDDO.
Può sembrare un paradosso limitare il concetto di certificazione all’inverno, considerando i costi che complessivamente vengono sostenuti per il raffrescamento estivo degli edifici nel nostro paese. La minima diffusione di sistemi alternativi alla tradizionale aria condizionata, come pompe di calore o impianti di ventilazione, i cui consumi di energia elettrica sono di molti inferiori ad un canonico impianto motore-split, sta progressivamente aumentando il fabbisogno energetico per la regolazione climatica estiva. Si deve tenere presente che in Italia l’energia elettrica viene prodotta principalmente per mezzo della combustione di energie non rinnovabili come il petrolio e il carbone, con un alto prezzo economico ed ambientale, in contrasto con le direttive del protocollo di Kyoto.
Si deve aggiungere che sembra sempre più difficile accettare il fatto che d’estate “faccia caldo”. Si pretende una temperatura costante a 21 gradi per 12 mesi l’anno, senza considerare che il nostro corpo ha una grande capacità di adattamento, ma male sopporta i repentini sbalzi di temperatura. Eppure l’aria condizionata ci accompagna ovunque. Da casa all’automobile, dall’ufficio al centro commerciale.
Non ci si accontenta di abbassare il tasso di umidità e la temperatura di pochi gradi, ma si pretendono valori invernali che richiedono molta energia e che causano inevitabilmente una serie di affezioni al nostro apparato respiratorio. Un comportamento diffuso che richiederebbe di ripensare alla base al concetto di confort termico in accordo al ciclo delle stagioni. In passato ci si difendeva dal caldo e dal freddo in modo naturale, progettando gli edifici con criteri costruttivi passivi efficaci, senza la necessità di ricorrere ad un’impiantistica spinta ed energivora. Eppure ci capita spesso di pensare alle “case vecchie” come ad edifici freschi d’estate o al piacevole tepore di un semplice caminetto acceso.
L’illusione di poter disporre a piacimento e a costi bassi dell’energia da idrocarburi appartiene al passato, ma il mercato delle rinnovabili stenta a decollare e il settore degli impianti di condizionamento non conosce crisi.
Dal nostro piccolo punto di vista delle case in legno abbiamo fatto una scelta ben precisa nei confronti dell’ambiente, con un’idea di confort termico e di qualità dell’aria sani e naturali.
Ma possiamo realmente rinunciare all’installazione del raffrescamento estivo?
Faccio un passo indietro. Le case in legno prefabbricate nascono per difendere principalmente dal freddo invernale e sono contestualizzate nei paesi del nord Europa, in cui il periodo caldo è limitato e non raggiunge i picchi di temperatura dell’area mediterranea. La parete esterna basata sulla struttura a telaio a doppio isolante (interno + cappotto), può rivelarsi un arma a doppio taglio se complessivamente il muro non ha sufficiente massa. L’utilizzo di un isolante leggero (lana di vetro o roccia, ma anche fibra di legno a bassa densità), permetteranno bassi valori di trasmittanza, con ottimo isolamento invernale, ma anche una bassa capacità di frenare l’onda di calore estiva. Non solo. Una volta entrato il calore nell’abitazione, l’alto isolamento porta addirittura a trattenere il calore, surriscaldando gli ambienti interni. Pensiamoci non una, ma mille volte quando scegliamo la ditta che costruirà la nostra casa prefabbricata.
Molte aziende hanno solo ottimi argomenti economici, ma forniranno una tecnica realizzativa approssimativa e del tutto errata per i nostri climi. Le soluzioni possibili sono sostanzialmente due. Una costruzione più massiccia, con pareti piene alternate all’isolante, per aumentare la massa e “sfasare” delle ore necessarie l’onda termica, impedendone l’ingresso nell’edificio, o aumentare la densità dell’isolante stesso. Quest’ultima soluzione ha il vantaggio di permettere spessori di muro limitati e ottimi valori di isolamento invernale, mentre nel primo caso si tratta di una sorta di blockhaus, che dovrà necessariamente rinunciare a parte dell’isolante o avere spessori complessivi piuttosto importanti.
Un ottimo prodotto è sicuramente la fibra di legno ad alta densità, sempre più diffuso tra le aziende come materiale naturale ed in grado di isolare ottimamente da caldo e freddo, garantendo peraltro i valori di massa della parete richiesti dalla normativa in vigore.
Può sembrare un paradosso limitare il concetto di certificazione all’inverno, considerando i costi che complessivamente vengono sostenuti per il raffrescamento estivo degli edifici nel nostro paese. La minima diffusione di sistemi alternativi alla tradizionale aria condizionata, come pompe di calore o impianti di ventilazione, i cui consumi di energia elettrica sono di molti inferiori ad un canonico impianto motore-split, sta progressivamente aumentando il fabbisogno energetico per la regolazione climatica estiva. Si deve tenere presente che in Italia l’energia elettrica viene prodotta principalmente per mezzo della combustione di energie non rinnovabili come il petrolio e il carbone, con un alto prezzo economico ed ambientale, in contrasto con le direttive del protocollo di Kyoto.
Si deve aggiungere che sembra sempre più difficile accettare il fatto che d’estate “faccia caldo”. Si pretende una temperatura costante a 21 gradi per 12 mesi l’anno, senza considerare che il nostro corpo ha una grande capacità di adattamento, ma male sopporta i repentini sbalzi di temperatura. Eppure l’aria condizionata ci accompagna ovunque. Da casa all’automobile, dall’ufficio al centro commerciale.
Non ci si accontenta di abbassare il tasso di umidità e la temperatura di pochi gradi, ma si pretendono valori invernali che richiedono molta energia e che causano inevitabilmente una serie di affezioni al nostro apparato respiratorio. Un comportamento diffuso che richiederebbe di ripensare alla base al concetto di confort termico in accordo al ciclo delle stagioni. In passato ci si difendeva dal caldo e dal freddo in modo naturale, progettando gli edifici con criteri costruttivi passivi efficaci, senza la necessità di ricorrere ad un’impiantistica spinta ed energivora. Eppure ci capita spesso di pensare alle “case vecchie” come ad edifici freschi d’estate o al piacevole tepore di un semplice caminetto acceso.
L’illusione di poter disporre a piacimento e a costi bassi dell’energia da idrocarburi appartiene al passato, ma il mercato delle rinnovabili stenta a decollare e il settore degli impianti di condizionamento non conosce crisi.
Dal nostro piccolo punto di vista delle case in legno abbiamo fatto una scelta ben precisa nei confronti dell’ambiente, con un’idea di confort termico e di qualità dell’aria sani e naturali.
Ma possiamo realmente rinunciare all’installazione del raffrescamento estivo?
Faccio un passo indietro. Le case in legno prefabbricate nascono per difendere principalmente dal freddo invernale e sono contestualizzate nei paesi del nord Europa, in cui il periodo caldo è limitato e non raggiunge i picchi di temperatura dell’area mediterranea. La parete esterna basata sulla struttura a telaio a doppio isolante (interno + cappotto), può rivelarsi un arma a doppio taglio se complessivamente il muro non ha sufficiente massa. L’utilizzo di un isolante leggero (lana di vetro o roccia, ma anche fibra di legno a bassa densità), permetteranno bassi valori di trasmittanza, con ottimo isolamento invernale, ma anche una bassa capacità di frenare l’onda di calore estiva. Non solo. Una volta entrato il calore nell’abitazione, l’alto isolamento porta addirittura a trattenere il calore, surriscaldando gli ambienti interni. Pensiamoci non una, ma mille volte quando scegliamo la ditta che costruirà la nostra casa prefabbricata.
Molte aziende hanno solo ottimi argomenti economici, ma forniranno una tecnica realizzativa approssimativa e del tutto errata per i nostri climi. Le soluzioni possibili sono sostanzialmente due. Una costruzione più massiccia, con pareti piene alternate all’isolante, per aumentare la massa e “sfasare” delle ore necessarie l’onda termica, impedendone l’ingresso nell’edificio, o aumentare la densità dell’isolante stesso. Quest’ultima soluzione ha il vantaggio di permettere spessori di muro limitati e ottimi valori di isolamento invernale, mentre nel primo caso si tratta di una sorta di blockhaus, che dovrà necessariamente rinunciare a parte dell’isolante o avere spessori complessivi piuttosto importanti.
Un ottimo prodotto è sicuramente la fibra di legno ad alta densità, sempre più diffuso tra le aziende come materiale naturale ed in grado di isolare ottimamente da caldo e freddo, garantendo peraltro i valori di massa della parete richiesti dalla normativa in vigore.
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→LE CASE PREFABBRICATE IN LEGNO ISOLANO DAL CALDO?
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→http://countryhousedesign.blogspot.com/2009/03/le-case-prefabbricate-in-legno-isolano.html
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