Permettetemi una piccola digressione personale. Da poco più di un anno ho sostituito la mia vecchia macchina (dotata di un assetatissimo motore V6 a benzina) con un misterioso oggetto dagli occhi a mandorla dalla tecnologia “ibrida”. Non è questa la sede per fare pubblicità all’auto in questione, dunque niente marca e modello (non dovrebbe essere difficile capire di cosa sto parlando), ma in sintesi vi sono due motori, uno a benzina a ciclo Atkinson di bassa cilindrata, l’altro è elettrico ed ha una batteria che si ricarica sfruttando l’energia che andrebbe normalmente dissipata in calore durante la marcia del veicolo, nelle discese, nelle decelerazioni e nelle frenate. L’utilizzo combinato dei due motori, unitamente ad un coefficiente aerodinamico da record, consentono alla P… emissioni inquinanti e consumi irrisori (le mie medie effettive sono attorno a 4,5 l/100 km), con buone prestazioni e grande spazio a bordo, in barba ai turbodiesel di 5ª generazione e al caro benzina.
Cosa centra tutto ciò con le case prefabbricate? Ancora un attimo di pazienza. Tante persone vengono incuriosite da questa strana vettura e mi chiedono informazioni (fa sempre un certo effetto vedere una macchina muoversi a motore spento) ed ammetto di provare un certo orgoglio nel decantare i pregi della tecnologia “ibrida”.
Dopo qualche minuto, regolarmente, il mio interlocutore afferma sospirando: “Bella idea. In futuro le auto saranno così, ma adesso è ancora presto per i veicoli elettrici”. A questo punto io cerco di fargli notare che l’auto è li davanti ai suoi occhi, che questi maledetti giapponesi la costruiscono da oltre 10 anni (la prima serie è del 1997), che è l’auto ibrida più venduta al mondo, auto dell’anno 1995, ma oramai è del tutto inutile. Non è facile cercare di convincere chi vuole ascoltare solo i propri pregiudizi.
Perciò ho una profonda ammirazione per chi si sta addentrando in questo settore, sia egli tecnico che potenziale futuro proprietario di una casa in legno a risparmio energetico. In qualche modo siamo dei “pionieri” in un mondo ancora permeato di scetticismo e luoghi comuni, al cui potere è difficile resistere. Eppure le fiere del settore sono sempre più visitate, anche da un pubblico non specializzato, a dimostrazione di un interesse sempre maggiore nei confronti dell’edilizia sostenibile e del risparmio di energia. Ma quando si tratta della nostra abitazione siamo assaliti da dubbi e paure. Molti di voi passano mesi a raccogliere informazioni da una ditta all’altra, si fanno fare preventivi, visitano case campione. Spesso non se la sentono di fare il grande passo e, all’ultimo momento, ripiegano sulla casa tradizionale.
Il mio pensiero al riguardo penso sia più che chiaro. Molte persone (anche miei colleghi) quando sentono parlare di case prefabbricate sostengono che si tratta di soluzioni molto innovative, ma che “è ancora presto, magari in futuro…”. Si tratterebbe cioè di qualcosa di futuribile, sperimentale, non ancora concretamente realizzabile. Basterebbe rispondere che in Austria il 35% delle abitazioni unifamiliari è realizzato con la tecnica della prefabbricazione in legno. Il 35%! HAAS Fertigbau realizza 1.000 case all’anno in tutta Europa. E lo fa da 35 anni. Si tratta cioè di una tecnologia matura e collaudata, che in molti paesi, Stati Uniti compresi, fa oramai parte della cultura edilizia locale.
In Italia il legno ha sempre trovato applicazione in edilizia per la realizzazione di alcuni specifici elementi strutturali, fatta eccezione per il Trentino-Alto Adige, dove da sempre viene impiegato storicamente per la costruzione anche di interi edifici.
Parlare di cultura e tradizione ha però oggi poco senso dato che da troppi anni il nostro territorio è devastato dall’impiego invasivo del cemento armato.
Non ci resta che essere pionieri, magari andando a visitare qualche centro espositivo in Germania o parlare con chi abita da tempo in una casa prefabbricata e può aiutarci a comprendere i vantaggi di questo tipo di abitazioni attraverso l’esperienza pratica di tutti i giorni.